Luca 21:15
perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno opporsi né contraddire.
Esodo 4:11
Il SIGNORE gli disse: «Chi ha fatto la bocca dell' uomo? chi rende muto o sordo o veggente o cieco? non sono io, il SIGNORE?
Atti degli apostoli 4:8
Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani,
Atti degli apostoli 6:10
e non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Atti degli apostoli 7:2-53
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Egli rispose: «Fratelli e padri, ascoltate. Il Dio della gloria apparve ad Abraamo, nostro padre, mentr' egli era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran,
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e gli disse: "Esci dal tuo paese e dal tuo parentado, e va' nel paese che io ti mostrerò".
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Allora egli lasciò il paese dei Caldei, e andò ad abitare in Carran; e di là, dopo che suo padre morì, Dio lo fece venire in questo paese, che ora voi abitate.
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In esso però non gli diede in proprietà neppure un palmo di terra, ma gli promise di darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, quando egli non aveva ancora nessun figlio.
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Dio parlò così: "La sua discendenza soggiornerà in terra straniera, e sarà ridotta in schiavitù e maltrattata per quattrocento anni.
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Ma io giudicherò la nazione che avranno servita", disse Dio; "e dopo questo essi partiranno e mi renderanno il loro culto in questo luogo".
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Poi gli diede il patto della circoncisione; così Abraamo, dopo aver generato Isacco, lo circoncise l' ottavo giorno; e Isacco generò Giacobbe, e Giacobbe i dodici patriarchi.
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I patriarchi, portando invidia a Giuseppe, lo vendettero, perché fosse condotto in Egitto; ma Dio era con lui,
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e lo liberò da ogni sua tribolazione, e gli diede sapienza e grazia davanti al faraone, re d' Egitto, che lo costituì governatore dell' Egitto e di tutta la sua casa.
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Sopraggiunse poi una carestia in tutto l' Egitto e in Canaan; l' angoscia era grande, e i nostri padri non trovavano viveri.
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Giacobbe, saputo che in Egitto c' era grano, vi mandò una prima volta i nostri padri.
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La seconda volta, Giuseppe fu riconosciuto dai suoi fratelli, e così il faraone venne a sapere di che stirpe fosse Giuseppe.
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Poi Giuseppe mandò a chiamare suo padre Giacobbe e tutta la sua parentela, composta di settantacinque persone.
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Giacobbe discese in Egitto, dove morirono lui e i nostri padri;
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poi furono trasportati a Sichem, e deposti nel sepolcro che Abraamo aveva comprato con una somma di denaro dai figli di Emmor in Sichem.
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Mentre si avvicinava il tempo del compimento della promessa fatta da Dio ad Abraamo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto,
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finché sorse sull' Egitto un altro re, che non sapeva nulla di Giuseppe.
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Costui, procedendo con astuzia contro il nostro popolo, maltrattò i nostri padri, fino a costringerli ad abbandonare i loro bambini, perché non fossero lasciati in vita.
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«In quel tempo nacque Mosè, che era bello agli occhi di Dio; egli fu nutrito per tre mesi in casa di suo padre;
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e, quando fu abbandonato, la figlia del faraone lo raccolse e lo allevò come figlio.
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Mosè fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani e divenne potente in parole e opere.
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Ma quando raggiunse l' età di quarant' anni, gli venne in animo di andare a visitare i suoi fratelli, i figli di Israele.
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Vedendo che uno di loro era maltrattato, ne prese le difese e vendicò l' oppresso, colpendo a morte l' Egiziano.
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Or egli pensava che i suoi fratelli avrebbero capito che Dio voleva salvarli per mano di lui; ma essi non compresero.
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Il giorno seguente si presentò a loro, mentre litigavano, e cercava di riconciliarli, dicendo: "Uomini, voi siete fratelli; perché vi fate torto a vicenda?"
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Ma quello che faceva torto al suo prossimo lo respinse, dicendo: "Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi?
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Vuoi uccidere me come ieri uccidesti l' Egiziano?"
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A queste parole Mosè fuggì, e andò a vivere come straniero nel paese di Madian, dove ebbe due figli.
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Trascorsi quarant' anni, un angelo gli apparve nel deserto del monte Sinai, nella fiamma di un pruno ardente.
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Mosè guardò e rimase stupito di questa visione; e, come si avvicinava per osservare meglio, si udì la voce del Signore:
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"Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe". Mosè, tutto tremante, non osava guardare.
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Il Signore gli disse: "Togliti i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è terra santa.
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Certo, ho visto l' afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito i loro gemiti e sono disceso per liberarli; e ora, vieni, ti manderò in Egitto".
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Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: "Chi ti ha costituito capo e giudice?", proprio lui Dio mandò loro come capo e liberatore con l' aiuto dell' angelo che gli era apparso nel pruno.
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Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nel paese d' Egitto, nel mar Rosso e nel deserto per quarant' anni.
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Questi è il Mosè che disse ai figli d' Israele: "Dio vi susciterà, tra i vostri fratelli, un profeta come me".
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Questi è colui che nell' assemblea del deserto fu con l' angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri, e che ricevette parole di vita da trasmettere a noi.
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Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero, e si volsero in cuor loro verso l' Egitto,
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dicendo ad Aaronne: "Facci degli dèi che vadano davanti a noi, perché di questo Mosè, che ci ha condotti fuori dall' Egitto, non sappiamo che cosa sia avvenuto".
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E in quei giorni fabbricarono un vitello, offrirono sacrifici all' idolo e si rallegrarono per l' opera delle loro mani.
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Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell' esercito del cielo, come sta scritto nel libro dei profeti: "Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant' anni nel deserto, o casa d' Israele?
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Anzi, vi portaste appresso la tenda di Moloc e la stella del dio Refàn; immagini che voi faceste per adorarle. Perciò io vi deporterò di là da Babilonia".
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I vostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che aveva detto a Mosè di farla secondo il modello da lui veduto.
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I nostri padri, guidati da Giosuè, dopo averla ricevuta, la trasportarono nel paese posseduto dai popoli che Dio scacciò davanti a loro. Là rimase fino ai tempi di Davide,
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il quale trovò grazia davanti a Dio, e chiese di poter preparare lui una dimora al Dio di Giacobbe.
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Fu invece Salomone che gli costruì una casa.
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L' Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d' uomo, come dice il profeta:
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"Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo?
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Non ha la mia mano creato tutte queste cose?"
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«Gente di collo duro e incirconcisa di cuore e d' orecchi, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi.
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Quale dei profeti non perseguitarono i vostri padri? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti i traditori e gli uccisori;
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voi, che avete ricevuto la legge promulgata dagli angeli, e non l' avete osservata».
Atti degli apostoli 7:55-53
Atti degli apostoli 26:1-32
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Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, stesa la mano, disse a sua difesa:
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«Re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei,
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soprattutto perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che ci sono tra i Giudei; perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.
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Quale sia stata la mia vita fin dalla mia gioventù, che ho trascorsa a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, è noto a tutti i Giudei,
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perché mi hanno conosciuto fin da allora, e sanno, se pure vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto da fariseo.
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E ora sono chiamato in giudizio per la speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri;
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della quale promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. Per questa speranza, o re, sono accusato dai Giudei!
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Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
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Quanto a me, in verità pensai di dover lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno.
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Questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l' autorizzazione dai capi dei sacer doti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi; e, quand' erano messi a morte, io davo il mio voto.
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E spesso, in tutte le sinagoghe, punendoli, li costringevo a bestemmiare; e, infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitavo fin nelle città straniere.
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Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con l' autorità e l' incarico da parte dei capi dei sacerdoti,
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a mezzogiorno vidi per strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e ai miei compagni di viaggio.
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Tutti noi cademmo a terra, e io udii una voce che mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo".
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Io dissi: "Chi sei, Signore?" E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perseguiti.
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Ma àlzati, e sta in piedi perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora,
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liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando
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per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati".
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Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla visione celeste;
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ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e fra le nazioni, ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento.
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Per questo i Giudei, dopo avermi preso nel tempio, tentavano di uccidermi.
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Ma per l' aiuto che vien da Dio, sono durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, senza dir nulla al di fuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto che doveva avvenire, cioè:
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che il Cristo avrebbe sofferto, e che egli, il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunziato la luce al popolo e alle nazioni».
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Mentr' egli diceva queste cose in sua difesa, Festo disse ad alta voce: «Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno».
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Ma Paolo disse: «Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronunzio parole di verità, e di buon senno.
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Il re, al quale parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non sono accadute in segreto.
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O re Agrippa, credi tu nei profeti? Io so che ci credi».
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Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi ad agire da cristiano?»
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E Paolo: «Piacesse a Dio che con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all' infuori di queste catene».
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Allora il re si alzò, e con lui il governatore, Berenice, e quanti sedevano con loro;
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e, ritiratisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: «Quest' uomo non fa nulla che meriti la morte o la prigione».
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Agrippa disse a Festo: «Quest' uomo poteva esser liberato, se non si fosse appellato a Cesare».